Responsabilità medica e attività d’equipe
Se più sanitari si occupano di un paziente, con compiti e mansioni diverse, chi è responsabile di eventuali errori, dei danni e, alla peggio, della morte del soggetto in cura?
La Suprema Corte risponde a questa domanda attraverso la pronuncia della sentenza n. 20125/2016, attraverso la quale si esprime su un caso di responsabilità penale per un reato di omicio colposo medico. La causa della morte del paziente, infatti, sarebbe stata imputabile all’imperizia di un medico, in concorso con altri sanitari.
Responsabilità medica e attività d’equipe: come si stabilisce il responsabile?
Quando il personale medico lavora di concerto, quindi in regime di equipe, in capo a ciascuno dei soggetti sono poste delle responsabilità. Se un paziente viene danneggiato, tutti i componenti dell’equipe di lavoro rispondono dell’illecito, non solo per non aver osservato le regole di diligenza, prudenza e perizia delle rispettive mansioni, ma anche perché ogni singolo professionista ha il compito di valutare l’operato del proprio collega, sia contestuale che precedente, verificando che corrisponda agli standard di cura e trattamento.
Perché la responsabilità viene così ripartita? Perché, aldilà delle differenti specializzazioni e discipline, lo scopo ultimo dell’equipe medica è uno solo: curare adeguatamente il paziente.
Quando si parla di cooperazione colposa?
Il concorso di colpa nel reato colposo è legato al concetto di cooperazione colposa, che si verifica quando il soggetto coinvolto è conscio della partecipazione di altri nell’attività, indipendentemente dall’effettiva conoscenza delle persone e delle loro condotte. Semplicemnte, la cooperazione colposa si verifica quando un medico sa che una determinata attività sanitaria sarà svolta, oltre che da lui medesimo, anche da altri professionisti.